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16 Jun

Uriah Heep - Sonic Origami

Pubblicato da ilmusicofilo  - Tags:  #Hard Rock

Mick Box non molla, insieme a Trevor Bolder seconda linea entrata nella formazione già avviata nella prima metà degli anni '70, anche nel corso del 2010 ha dato inizio a tutta una serie di concerti che hanno registrato il tutto esaurito, per Mick Box è una soddisfazione visto che in una normale attività lavorativa questa è l'età della pensione, ma per uno come lui , abituato da quarant'anni a dare spettacolo e a deliziarci con la sua inseparabile chitarra, il richiamo del palco è troppo forte e non è solo una scelta economica visti i ricavi delle royalties che derivano dalle vendite dei 32 album che la band ha pubblicato fin dal suo esordio che risale al 1970.

"Sonic Origami" pubblicato nel 1998 è l'ultimo album prima del digiuno decennale di nuove pubblicazioni che porterà il gruppo a preferire le esibizioni live rispetto alle registrazioni in studio,cedendo così alla lusinga di riproporre i vecchi classici piuttosto che dedicarsi alla composizione di nuovi brani è comunque pur vero che in questo periodo l'attività discografica è continuata con la pubblicazione di eccellenti album versione live.
Ma è andata bene così, soprattutto per chi li ha potuti ammirare in tenuta live! Forti dell'esperienza e della tecnica di eccellenti musicisti navigati ci propongono della bella musica che ci ricatapulta nel ben fascino antico degli anni '70 arricchito però di tanti elementi nuovi e dell'immnacabile entusiasmo che da sempre li caratterizza.
Giusta la scelta di iniziare la scaletta con "Between Two Worlds" una sorta di omaggio agli ascoltatori e agli spettatori che i Nostri definiscono "Dreamers walking" "sognatori che camminano", un brano solido e affidabile suonato però senza sfrontatezza.
E se vogliamo una prova della loro evoluzione verso un sound più melodico e prog dobbiamo ascoltare "I Hear Voices" anche se è riconoscibile l'imprinting inziale, non si tratta tuttavia di un furbesco riciclaggio e il saper cantare bene di Bernie Shaw merita davvero un speciale encomio. Come ne merita un altro "Perfect Little Heart", bella la canzone e bello il testo che si sviluppa lungo il tema del rammarico, dell'errore e del buon proposito di non ripetere lo stesso sbaglio "The same mistake again". Basterebbe ascoltare "In the Moment" o "Change"per esaltarsi davanti al sound delle origini, l'occhio rivolto al glorioso passato non ci fa trascurare di considerare gli elementi di modernità che portano una ventata di freschezza evitando di scadere nel passatismo.
Degna di nota è "Questions" una canzone dagli arrangiamenti ben indovinati e che si muove in una dimensione malinconica-melodica espressa con grande classe, dotato di un buon timbro Bernie Shaw è un campione di nitidezza vocale che si mantiene sempre su ottimi livelli La band come in passato non indulge in brani eccessivamente lunghi a parte l'eccezione di "The Golden Palace", il brano di punta dell'album di chiara impronta concertistica sin dall'inizio aperto dalle note vibranti del flauto traverso che conferisce una grande limpidezza all'impianto architettonico così come l'accompagnamento corale delle vocalist femminili mentre Mick Box sceglie di mettersi al servizio dell' economia musicale con la consueta bravura chitarristica, la melodia è accattivante, elegante e ricercata.

Bilancio Finale: album dal suono un pò vintage ma ricco di ventate di freschezza che lo rendono spumeggiante, consigliato!

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